Deliri social


Questo non è un racconto, ma secondo me ci sta bene qui. È un post che ho scritto su Facebook ieri, ed è a mio avviso un serio invito ad una seria riflessione sull’uso che facciamo oggi della tecnologia.


Signori, non ne ho assolutamente voglia, ma mi tocca farvi la paternale sull’utilizzo eufemisticamente inappropriato che un po’ tutti stiamo facendo del mondo social.

A volte è cattiva fede: quella si trova sia nel reale che nel “crediamoreale” come chiamo il virtuale da quando ho capito che la maggior parte delle persone crede di vivere qui.

Bene. Liberissimi di farlo, io non sono d’accordo, ma non sono nessuno per convincere qualcuno o giudicare le sue scelte, suppongo ponderate e prese col senno.

E invece no.

Invece no perché credo che questo strumento, nonostante ormai siano anni ed anni che ci è entrato nella vita, nonostante sia arrivato ad accompagnarci in ogni passo (se noi lo vogliamo e glielo concediamo), nonostante mi dica che il mio amico sta mangiando brodetto di pesce a Vasto (fatto che non da fastidio né danneggia nessuno), nonostante tutto

la maggior parte degli utilizzatori non l’abbia capito! Non abbia capito come funziona, quali siano i limiti che abbatte, e soprattutto quali siano le conseguenze delle proprie azioni!

Lo dico perché ho visto commettere “errori” in buona fede che hanno danneggiato persone senza motivo.

Lo dico perché l’ho testato personalmente (su nulla di importante, non mi permetterei mai) ed ho visto che davanti a questi oggetti rimbecilliamo tutti e non riusciamo più a discernere concetti semplici quali: “se scrivo un commento lo leggeranno tutti, magari è un po’ un argomento personale, casomai gli mando un messaggio” e scriviamo i cazzi nostri, ma (molto più grave) soprattutto i cazzi degli altri in pubblico!

Se ne potrebbe parlare a lungo. Ma voglio arrivare al punto.

Io sono stanco di come è diventato il rapporto tra le persone, soprattutto con l’avvento del “social”, il contagio della società in ogni sua prospettiva (chi non prenota visite con whatsapp?), la penetrazione in ogni individuo, anche quelli tecnologicamente incapaci, che ha portato ad un iper-utilizzo drammaticamente infelice di strumenti potenzialmente favolosi.

Ma non è questo il focus: voi vi rendete conto che quello che scrivete su Facebook, che sia un post o un commento, lo state mettendo in pubblica piazza?

Ve lo dico io: NO!

Vi rendete conto che già non siamo in grado di interpretare bene quello che le persone dicono, e nonostante questo cerchiamo di scrivere o leggere brani, testi, aforismi, creando solo una confusione nella loro comprensione? Credendo di voler dare un buon messaggio, abbiamo creato il caos e magari (vi assicuro, è accaduto realmente!) abbiamo fatto litigare delle persone?

Ve lo dico io: NO!

Immaginate un attimo una situazione del genere: io sono una persona abbastanza conosciuta, e da un bel po’ di tempo ho a che fare con problemini di salute. Ora, la mia salute è una informazione estremamente privata e devo avere il diritto di divulgarne le informazioni che voglio io a chi voglio io.

Torniamo a noi: Scrivo un post, e qualcuno (chiunque sia! Una brava persona, intelligente, ormai ci caschiamo tutti!) non interpretando bene quello che ho scritto, non me lo chiede in privato ma fa riferimento al mio problema su un commento.

Apriti cielo! Un caos immediato di messaggi, telefonate, tutto il mondo preoccupato (? beata coerenza dove sei finita…), ti tolgono l’anima in un modo che, se mai avessi davvero quel problema, lo preferiresti a queste inutili manifestazioni di affetto.

Ci vuole tanto a capire che sarebbe meglio un messaggio in un orecchio piuttosto che un urlo in piazza?

Ed è solo uno degli innumerevoli esempi che potrei portare.

Ah! E poi… il peggio: l’invasione contraria! Il virtuale, occupando la stragrande maggioranza del nostro tempo e del nostro cervello, sta diventando il modello standard di comportamento, per cui tutti gli errori, le boiate, tutto ciò che facciamo nel social, lo stiamo riportando pari pari nella vita REALE!

E, signori, questa è la linea del non ritorno.

Vi voglio bene

3 pensieri riguardo “Deliri social

    1. Si, ci siamo già. Sono già giunto alla conclusione presente e probabilmente anche a quello che diventerà in un prossimo futuro. E mi spaventa, perché vedo persone “normali”, amici di una vita che è come se facessero quotidianamente il lavaggio del cervello.
      È impressionante la parabola esponenziale che si è presa.
      Io cerco di svegliarne il più possibile, ma mi rendo conto che prima bisogna svegliare noi stessi, perché benché apparentemente vaccinati, comunque più svegli, comunque abbiamo acquisito schemi devianti non minuscoli e non semplici da scovare…

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